CAPITOLO 53. Non puoi tornare da lei.

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PARTE MIA
T: Come sarebbe a dire? Amber, non puoi mancare. - Sospiro, sedendomi sul letto.
Io: Non ho nessuna intenzione di venire al ballo di Natale sta sera.
T: Ma perché?!
Io: Per quello che è successo in questi giorni Taylor. Non insistere, ti prego. - Rassegnata si siede al mio fianco.
T: Ne sei sicura? - Annuisco - Ti divertirai.
Io: Riuscirò a farne a meno. - Sospira.
T: D'accordo, mi arrendo. Ma se cambi idea... sai dove trovarmi.
Io: Va bene. - Dico sorridendo. Mi abbraccia forte, accarezzandomi i capelli.
T: Saluterò Justin da parte tua. - Dice facendomi l'occhiolino. La guardo male, lanciandogli un cuscino. Ride divertita, uscendo dalla mia stanza. Non ho davvero intenzione di andare a quel dannato ballo. Perché dovrei? Sarà solo una noiosissima e pallosa rottura di palle, ecco tutto.
ORE 21.00
Sdraiata sul letto, fisso il soffitto bianco sopra di me. Un velo di malinconia e di nostalgia mi divora. Forse dovrei andare, forse no. Eppure una parte di me vorrebbe ma l'altra è troppo orgogliosa e testarda da non muovere nemmeno un muscolo. Sospiro, sedendomi sul letto. Guardo la piccola sveglia situata sul comodino annunciare le nove in punto. Il ballo è iniziato da una buona mezz'ora. "COSA DIAVOLO ASPETTI AD ANDARE? SI PUO' SAPERE, TESTA BACATA?" Alzo gli occhi al cielo, sbuffando. La mia attenzione viene attirata dalla figura di mia madre comparire nella mia stanza.
M: Tesoro, sei qui? - Annuisco a testa bassa - Non vai al ballo? - La guardo.
Io: Perché dovrei?
M: Bhè... per distrarti un po', ne hai davvero bisogno. - Dice accarezzandomi i capelli.
Io: Quel posto non mi aiuterà affatto a distrarmi.
M: Ti divertirai, ne sono sicura.
Io: Ti prego, lasciamo stare mamma.
M: Tesoro, ascoltami molto bene. - Annuisco - Andare a quel ballo, sta sera, potrà essere un occasione per svagarti un po'. E ora che ne hai la possibilità non buttarla al vento.
Io: Sei venuta qui per farmi la predica, mamma?
M: No. Sono venuta qui per darti questo. - Dice alzandosi dal letto. Si avvicina alla porta della mia stanza e ne varca la soglia per poi ripresentarsi ai miei occhi con un grande pacco bianco. Corrugo la fronte, cercando di capire. Me lo porge, sedendosi al mio fianco - Avanti, aprilo! - Dice incitandomi con un sorriso. Faccio come mi dice. Un grande fiocco rosso avvolge l'intero pacco. Lo sfilo lentamente, aprendo in seguito la scatola. Un vestito assurdamente, maledettamente, incredibilmente, stupendo si presenta ai miei occhi. Lo afferro tra le mani. Il delicato color avorio e le piccole pietre argentate ne fanno un indumento elegante, forse anche troppo. Mi volto verso mia madre, guardandola a bocca aperta. Sorride, a causa della mia espressione.
M: Ho pensato di farti un piccolo regalo. - Dice facendo spallucce.
Io: Ma mamma, è... esageratamente perfetto per me.
M: Sarai bellissima, invece. - Sorrido - Cosa aspetti a provarlo? - L'abbraccio forte correndo, successivamente, verso il bagno. Mi chiudo al suo interno, spogliandomi da ogni indumento, rimanendo con l'intimo di piazzo bianco. Indosso in fretta il vestito, raccogliendo i capelli verso l'alto. Mi trucco leggermente, per poi uscire dal bagno dopo dieci, lunghi minuti. Lo sguardo di mia madre, impegnato a fissare al di fuori della finestra, si posa su di me, meravigliato.
M: Tesoro mio, sei splendida. - Sorrido, abbassando il capo. Le mie dita si muovono lentamente intorno ai miei fianchi, toccando le numerose pietre argentate - Ma non sei ancora pronta. - Corrugo la fronte, guardandola - Pensi di andare al ballo senza queste? - Dice mostrandomi un bellissimo paio di tacchi del medesimo colore del vestito. Abbasso lo sguardo verso i miei piedi rendendomi conto che, effettivamente, sono spogli. Sorrido, tornando a guardarla. Si avvicina, porgendomeli. Li afferro per poi indossarli. Sono alti, troppo alti - Ce la farai a camminare su questi trampoli? - Dice sghignazzando. - Esce dalla mia stanza, sorridendomi. La guardo scomparire tra le scale, felice. Mi volto verso il grande specchio e, camminando verso di esso, intuisco che una bella caduta questa sera non me l'avrebbe tolta nessuno. Maledette scarpe. Guardo la mia immagine attraverso lo specchio e, per la prima volta, mi sento... bella. Sorrido appena, osservando il meraviglioso vestito ricoprire il mio esile corpo. Dopo due giorni di assenza a scuola, sta sera, avrei rivisto tutti: i miei amici, i miei nemici, Corinne e le sue quattro oche... e Justin. Non potevo davvero tirarmi indietro ora, era troppo tardi.
Io: Niente ripensamenti, Amber. Niente ripensamenti. - Continuavo a ripetere a me stessa. Esco dalla mia stanza, incamminandomi al piano inferiore, trovando mia madre attendermi davanti alla porta di casa.
M: Ce ne hai messo di tempo, eh signorina?! - Alzo gli occhi al cielo, sorridendo. Usciamo di casa, salendo in macchina. E, mettendo piede lì dentro, capisco che stavo commettendo un enorme errore andando a quel dannato ballo di Natale.
10 MINUTI DOPO
Varcai la grande porta della palestra mentre numerosi sguardi si posarono su di me, impegnati a fissarmi. Ovunque mi girassi c'era qualcuno pronto per fare commenti sul mio vestito o sulla mia presenza. Dannazione, non darò più retta a mia madre, mai più. Abbassai lo sguardo, continuando a camminare alla ricerca di Taylor e Josh ma mi risultava alquanto difficile farlo dato che nella sala c'erano più di 300 studenti. Afferrai il telefono, componendo in fretta il numero di Taylor. Ma, dopo vari squilli, decisi di porre fine a quella chiamata senza risposta. Non sapevo dove andare, non sapevo cosa fare. L'unica cosa certa era che uno sguardo a me familiare continuava a fissarmi qualche metro distante da me. Decisi di non darci peso e mi avvicinai al tavolo delle bibite.
-Cosa ti porto, bellezza? - Chiese un ragazzo biondo dall'altro lato osservandomi con attenzione. Stavo per chiedere una coca, ma non lo feci quando ricordai che per una sera potevo lasciare i panni della brava ragazza.
Io: Un martini. - Ammiccai con tono alto a causa del frastuono della musica, delle urla e delle risate degli studenti.
-Non è un po' presto per gli alcolici? - La voce di Taylor mi arrivò dritta alle orecchie - Sapevo che saresti venuta. - Disse abbracciandomi.
Io: Due martini. - Mi corressi. Il ragazzo annuii, allontanandosi.
T: Sei bellissima. - Mi urlò all'orecchio a causa della musica estremamente alta.
Io: Lo sei anche tu. - Sorrise. Dopo aver bevuto il nostro delizioso drink, uscimmo dalla grande porta della palestra trovando una pace e un silenzio decisamente deliziosi per le nostre orecchie.
T: Come mai questo cambio di idea? - Disse sedendosi su un gradino della grande scala che conduceva alle classi superiori.
Io: Mi annoiavo a casa. - Feci spallucce - Josh?
T: Non ne ho idea. È sparito dalla circolazione. - Mi guardai intorno, osservando i numerosi armadietti che riempivano ogni singola parete - Hai visto Justin? - Al suono di quel nome mi irrigidì all'istante. Disapprovai con la testa, osservando le mie scarpe.
Io: Non mi interessa. Non ho davvero voglia di incontrarlo. - Nei minuti successivi mi guardò dispiaciuta - Non guardarmi in quel modo. Io sto bene Taylor, davvero.
T: Non mentirmi. Non puoi credere di fregare me che sono la tua migliore amica.
Io: Non sto affatto cercando di fregarti, è la verità. Sto più che bene, credimi.
MEZZ'ORA DOPO
Josh: Dai Amber, un altro shot. - Mi incitò Josh passandomi un bicchierino. La testa mi girava, tutto sembrava farlo intorno a me. La musica era troppo alta, domani mattina avrei sicuramente avuto un bel mal di testa. Afferrai lo shot e lo buttai giù, dritto in gola, tutto d'un fiato. Assunsi una strana smorfia quando avvertì un eccessivo bruciore alla gola. E gli shot si susseguirono, fino a farmi girare completamente la testa.
Io: Ora voglio ballare, andiamo Josh. - Dissi tirando la sua mano. Mi alzai dallo sgabello, buttandomi in pista. Non facevo caso contro chi mi strusciavo. Non davo conto ai sorrisi poco ingenui che mi venivano rivolti. Tutto sembrava divertente, tutto sembrava possibile. Finchè... non urtai contro qualcuno.
PARTE JUSTIN
Nel momento esatto in cui varcò la soglia di quella porta il mio cuore perse un battito. Era bella, maledettamente bella da togliere il fiato. La osservai per interminabili minuti muoversi a tempo di musica in compagnia del suo amico Josh. Non mi piaceva affatto come ballava, non mi piaceva come si strusciava contro alcuni ragazzi. Era provocante, forse anche troppo. Mandai giù un bicchiere di vodka e mi preparai a raggiungerla in pista. Ma venni bloccato dalla mano di Corinne.
C: Dove credi di andare, Bieber?
Io: Non sono affari che ti riguardano. - Dissi tagliando corto. Continuavo a fissare Amber muoversi con sinuosità tra la folla. Mi inumidì le labbra con la lingua, mentre il mio sguardo arrivò ad osservare il suo perfetto lato B. Lo sguardo di Corinne si posò sulla splendida figura che stavo osservando e, solo in un secondo momento, si accorse cosa o meglio chi stavo fissando.
C: Perché continui a guardarla? Perché continui a farlo, eh? - Disse piena di rabbia stringendo tra le mani il colletto della mia camicia. Me la tolsi di dosso, quasi schifato.
Io: Lasciami stare, porca puttana!
C: Non puoi tornare da lei, cazzo! - Assottigliai gli occhi, come se avesse detto qualcosa di incomprensibile per le mie orecchie.
Io: Tornare? Io non me ne sono mai andato. - Mi guardò indignata, offesa e spaesata. Alzò i tacchi, lasciandomi di nuovo solo. Fanculo, stronza. Tornai a guardare la meravigliosa creatura che si presentava ai miei occhi. Mi avvicinai barcollando, l'effetto dell'alcool stava prendendo il sopravvento. Sarebbe stata mia, mia nel verso senso della parola... sta sera stessa.

Our love suicideWhere stories live. Discover now