CAPITOLO 49. Io non dipendo da te.

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Quei dannati occhi continuavano a fissarmi con estrema attenzione. Tutto credevo tranne che mi rivolgesse la parola in così poco tempo. Indietreggiai di un passo, deglutendo. Ma la sua stretta era talmente forte da incollarmi di nuovo a lui. Riuscivo a percepire tutto, ogni singola cosa. Il ritmo del suo cuore era impressionante. Nel suo sguardo riuscivo a notare un briciolo di gioia nel vedermi lì, davanti a sé. E le sue labbra, le sue labbra avrebbero voluto dire così tante cose poggiandosi sulle mie. Avvampai al pensiero, e se ne accorse perché qualche minuto dopo lo vidi mordersi il labbro inferiore. Abbassai lo sguardo.
Io: Si, sono qui. - Sussurrai a denti stretti. Non avevo più nessuna intenzione di continuare a stare al suo inutile e infantile gioco di sguardi. Mi liberai violentemente dalla sua presa e corrugò la fronte vedendomi compiere quel gesto. Indietreggiai ancora, mantenendo le distanze tra di noi. Il suo viso assunse di nuovo la solita, fredda, rigida espressione. La sua bocca si strinse in una linea dura e i suoi occhi si incupirono all'istante. Quelle iridi splendenti diedero spazio ad uno sguardo freddo, distaccato e cupo. Odiavo i suoi sbalzi di umore, proprio come odiavo lui. Feci per andarmene ma venni interrotta dalla sua voce.
J: Perché sei tornata, Amber? - Mi bloccai di scatto, trovando ridicole le sue parole.
Io: Molto bene. - Dissi voltandomi nuovamente verso di lui - Quindi, almeno il mio nome lo ricordi. - Sospirò.
J: Rispondi alla mia domanda. - Disse con tono serio.
Io: Non sono affari tuoi del perché sono tornata. - I miei occhi erano fissi nei suoi. L'odio e la rabbia che provavo in quel momento superavano ogni cosa.
J: Sei tornata per me, non è così? - Deglutì rumorosamente.
Io: N-No, non sono affatto tornata per te.
J: E allora per cosa?
Io: Per mia madre, sono tornata per lei. - Grande, immensa, gigantesca, colossale cazzata. Ma non ero proprio tutto falso alla fine, lo avevo fatto anche per lei... in un certo senso.
J: Davvero? - Disse con un espressione da cane bastonato. Odiavo quando faceva così.
Io: Davvero. Non sono qui per te. - Abbassò lo sguardo, sospirando. Inspiegabilmente, scoppiai a ridere. Alzò lo sguardo verso di me, guardandomi storto.
J: Cosa c'è da ridere?
Io: Non mi dire davvero che credevi che io fossi qui per te, Justin. - Dissi ridendo. Irrigidì la mascella, distogliendo lo sguardo dal mio - Quando ti deciderai a capirlo? - Ritornai seria.
J: A capire cosa?
Io: A capire che io non dipendo da te! - Urlai, e lo feci con tutta la rabbia possibile. Chiuse per un istante gli occhi e quando li riaprì potei notare il suo sguardo perso e smarrito.
J: Amber... - Avanzò di un passo, cercando di sfiorarmi il volto.
Io: Non.provare.a.toccarmi. - Dissi allontanandomi, scandendo bene parola per parola.
J: Amber io...
Io: Cosa cazzo vuoi ancora? - Si morse le labbra, abbassando il capo.
J: Chiederti scusa.
Io: Scusa? Per cosa?
J: Per averti lasciata. - "Lasciata." Nessuna parola era più brutta di quella e sentirla pronunciare da lui era davvero la cosa peggiore del mondo. Sentì gli occhi pizzicarmi, non era di certo un buon segno, oh no.
Io: Perché diamine ti scusi? - Tornò a guardarmi - Non te ne rendi conto, ma mi hai fatto un gran favore a farlo. - Lo zittì per interminabili secondi con quella frase. Ci ero andata giù pesante, e anche tanto - Non puoi riparare quello che è stato rotto, non potrai mai farlo. Lo hai detto tu stesso, non mi avresti aspettato quando sarei tornata. Che cazzo ci fai ancora qui? - Si inumidì le labbra con la lingua, fissando un punto indecifrabile alla sua destra - Infondo, sei stato tu a lasciarmi. Non io. - Strinse forte i pugni, forse per rabbia o per dolore. Ma dubitavo vivamente che un essere come lui poteva provare un briciolo di emozione. E lo aveva dimostrato quel giorno stesso, rimanendo immobile a fissarmi mentre le parole che pronunciavo risultavano solo ridicole per lui. Lo fissai per tanto, troppo tempo. Ma non riuscivo a smettere di farlo, proprio come non riusciva a smettere lui. Guardai il soffitto sopra le nostre teste, trattenendo le lacrime. Me ne andai da quel luogo, e lo feci lontano da lui. Vaffanculo. Vaffanculo a tutto e a tutti. Vaffanculo a lui. Le lacrime scesero senza preavviso, inondandomi completamente il volto. Mi strinsi nelle spalle, iniziando a correre verso la mia classe.
PARTE JUSTIN
"Mi hai fatto un gran favore a lasciarmi." Quella dannata frase ronzava come una mosca nella mia testa, distraendomi da ogni altro pensiero. Aveva ragione, ero stato io a lasciarla. Sapevo che mi odiava, sapevo che non aveva fatto altro che farlo fino a quel momento ma non potevo darle nessun torto alla fine. Rivederla aveva cambiato del tutto la mia giornata rendendola... cosa? Migliore o peggiore? Non ne avevo la minima idea. Si poteva diventare ancora più belli dopo due settimane di assenza? Si poteva esserlo nel vero senso della parola? Non ne avevo idea, ma di una cose ne ero certo: lei poteva, eccome se poteva. Era assurdamente bella. Non avrei dimenticato facilmente quell'incontro ma, ora, necessitavo vivamente di distrarmi in qualche modo.
C: Justin! - Disse Corinne avvicinandosi a me - Ma dov'eri finito? - La guardai dritto negli occhi, senza reagire. Corinne era la distrazione perfetta in quel momento. L'afferrai per i fianchi e, sbattendola contro un armadietto, premetti con forza le mie labbra sulle sue.
PARTE MIA
ORE 16.40
Io: Basta Taylor, ti prego. Non voglio più parlare di lui. - Dissi sedendomi su una panchina. Annuì. Eravamo usciti: io, Taylor e Josh. Il trio perfetto. Rivedere quel... quel... quel cosa? Non trovavo nemmeno più le parole per descriverlo. Ogni aggettivo era inutile per farlo. Quell'incontro aveva scombussolato la mia giornata e non c'era niente di meglio che la compagnia dei miei due migliori amici per distrarmi.
Josh: Amber, preferisci tornare a casa?
Io: E trovare mia madre pronta per farmi il quarto grado? No grazie. - Incrociai le braccia.
T: Il ballo di Natale ci sarà tra due settimane. Ci andremmo, vero? - Non risposi, ma lasciai la parola a Josh.
Josh: Con chi ci andrai? - Disse guardandomi.
Io: è ovvio Josh, con te. - Mi guardò a bocca aperta.
Josh: Con me?
Io: Che c'è? Non mi vuoi come accompagnatrice?
Josh: Scherzi? È solo che... non me lo aspettavo, ecco.
Io: Bhè, ora lo sai. - Gli sorrisi.
Josh: Sarà un onore per me accompagnarti. - Disse circondando le mie spalle con un braccio.
Io: Ne ero sicura. - Dissi stampandogli un leggero bacio sulla guancia.

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