CAPITOLO 87. Hai un buon sapore.

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LA MATTINA SEGUENTE

Aprì di soppiatto gli occhi, mentre la luce del sole penetrava dalla finestra. Mi stiracchiai lentamente, ancora assonnata. Notai il braccio di Justin avvolto intorno alla mia vita, era rimasto in quella posizione per tutta la notte. Sorrisi, voltandomi nella sua direzione. Iniziai ad osservarlo e mi meravigliai di quanta bellezza possedesse. Una così tale perfezione racchiusa dietro un solo ragazzo. Come poteva essere possibile? Come poteva Dio aver donato così tanto ad un unico ragazzo? Ogni suo lineamento era impressionante, perfetto anche nel più piccolo dettaglio. L'espressione rilassata, i muscoli rilassati mettevano in risalto i tratti del suo viso, anche quelli più nascosti. Era davvero riuscito a capirmi fino in fondo la sera precedente. Era davvero riuscito a consolarmi come mai nessuno fin ora. Era davvero capace di amarmi, nonostante i miei continui ed infiniti problemi. Gliene ero infinitamente grata per questo, avevo bisogno di lui nella mia vita. Accarezzai lentamente il suo volto stampando, in seguito, un casto bacio sulla sua guancia. Mi alzai piano dal letto, dirigendomi verso il bagno. Entrai al suo interno e mi specchiai: osservai i miei grandi occhi azzurri ancora rossi per le troppe lacrime versate durante la notte, osservai le mie labbra screpolate e torturate a causa del mio solito vizio di morderle, osservai il mio viso stanco e spento, proprio come il mio sguardo. Sospirai, abbassando il capo. Legai i capelli in una morbida coda di cavallo, lasciando libera qualche ciocca. Mi sciacquai il viso con dell'acqua fredda, avevo bisogno di schiarirmi le idee. Afferrai il primo asciugamano a tiro che mi capitò in mano, e tamponai la chiara pelle del mio viso. Uscì dal bagno ed osservai, questa volta, il mio corpo nel grande specchio che dominava la stanza di Justin. Solo in quel momento mi resi conto che ero rimasta a dormire da lui. Piegai la testa da un lato storcendo le labbra in segno di disapprovazione alla vista del mio, forse troppo, corpo magro. "DEVI MANGIARE DI PIÙ, AMBER." Forse la mia dea interiore aveva regione. Feci spallucce, senza darci troppo peso. I miei pensieri si fermarono quando venni stretta alla vita dalle possenti braccia di Justin, dietro di me.
J: La mia t-shirt ti sta benissimo addosso, è solo un pò larga. - Disse osservandomi attraverso lo specchio. Mi abbassò lentamente la manica destra, e mi baciò la spalla nuda. Un brivido attraversò completamente la mia schiena e chiusi gli occhi, in pieno shock. Mi voltai e lo osservai, ancora poco lucida. Si strofinò gli occhi, appena sveglio dal suo sonno. E non potei fare a meno di sorridere, quel gesto mi ricordava tanto quello di un bambino, piccolo e indifeso. Lo abbracciai e, con un salto, avvolsi le mie gambe intorno al suo bacino. Lo sentì ridacchiare contro il mio orecchio, baciandomi in seguito una guancia, per poi scendere al collo. Iniziò a camminare verso il letto e ben presto mi ritrovai seduta su di esso, sulle sue gambe - Come ti senti? - Disse osservando a fondo i miei occhi.
Io: Molto meglio. Grazie per ieri sera, avevo davvero bisogno di qualcuno che mi consolasse, in qualche modo. - Sorrise, mentre le sue mani presero ad accarezzarmi la schiena.
J: Sai che ci sarò sempre per te, vero? - Annuì - Sai che non ti lascerò mai, vero? - Annuì ancora - E sai anche che ti amo pazzamente? - Sorrisi, abbassando lo sguardo imbarazzata.
Io: Si, so anche questo. - Gli baciai una guancia. Mi strinse in un caloroso abbraccio, che ricambiai senza nessun ripensamento.
J: Ti voglio. - Sussurrò sulla mia spalla. Avvampai.
Io: Me?
J: Si.
Io: Sai che non ho un buon sapore? - Sghignazzò.
J: Mi piace.
Io: Il mio sapore? - Annuì - Ma non sai che sapore ho.
J: Ti ho morso sta notte. - Disse tornando a guardarmi.
Io: Sta notte?
J: Nei miei sogni.
Io: A si? - Annuì - E di che sapore ero?
J: Terribile. - Alzai un sopracciglio, guardandolo storto. Rise a causa della mia reazione.
Io: Terribile? Oh ma davvero?
J: Tanto terribile da non poterne farne a meno. - Ed eccole lì: le farfalle iniziarono a svolazzare nel mio stomaco, le gote mi andarono lentamente in fiamme e il cuore fece ben quattro capriole consecutive per la felicità e l'emozione dovuta a quelle parole. Sentì andarmi completamente a fuoco e non mi sbagliai quando lo vidi sorridere osservando le mie gote - Adoro quando arrossisci, sei bellissima piccola. - Disse accarezzandomi una mano.
Io: Smettila... - Abbassai lo sguardo. Lo sentì sghignazzare divertito, e lo vidi avvicinarsi pericolosamente al mio collo.
J: Bellissima... bellissima... - Ripeté contro il mio orecchio. Lo spintonai lentamente, mentre il suo sguardo divertito tornò ad osservare i miei occhi. Amavo il suo sorriso. Era la cosa più bella del mondo. Le sue mani si intrecciarono alle mie e il suo sguardo diventò improvvisamente serio. Capì che le cose si sarebbero messe molto male da lì a pochi secondi - Non dormirai più a lungo in intimo in casa mia. - Avvampai a quelle parole, capendone perfettamente il significato. I suoi occhi mi esaminavano con insistenza, il suo sguardo era serio e convincente, le sue labbra schiuse mi attiravano come una calamita.
Io: Trovo le tue t-shirts piuttosto comode. - Dissi innocentemente.
J: Ti avrei preferito in intimo, ma non posso negare che quando indossi le mie magliette sei estremamente sexy. - Le sue dita scivolarono lungo il mio braccio, accarezzandomi lentamente. Tirò giù la manica della mia maglia, lasciandomi scoperta la spalla sinistra. Avvicinò le labbra ad essa, iniziando a cospargerla di piccoli ed umidi baci. Poco dopo sentì la sua bocca strusciare sulla mia pelle, risalendo verso il collo e iniziando a succhiare la carne. Socchiusi gli occhi, tremando a quel contatto. Sentì le sue mani stringermi la vita, avvicinando il mio corpo al suo. Gemette sulla mia pelle quando, per errore, la mia intimità toccò la sua. Iniziai a sentire un gran caldo e affondai le mani tra i suoi capelli - Sei mia. - Disse baciandomi il labbro inferiore.
Io: A si?
J: Solo mia.- Ripetè con convinzione. Premetti del tutto la mia bocca contro la sua, e lui mi venne incontro ricambiando molto volentieri il bacio. Iniziai a tirare le punte dei suoi capelli. Emise un secondo gemito quando fece strusciare del tutto il suo inguine al mio. Il respiro venne a mancarmi. Le sue labbra continuavano a muoversi frenetiche sulle mie e le schiusi, permettendo alla sua lingua di invadermi. In quel momento era come se ci fosse una guerra tra fuoco e ghiaccio, le nostre lingue erano sul punto di morte. Justin mi accarezzò le cosce con le sue mani calde, spostandole sul mio fondo schiena. Lo strinse con fermezza, facendomi sussultare dalla sorpresa. Sorrise sulle mie labbra. Mi fece distendere sul materasso e, automaticamente, si portò su di me. Il suo naso strusciò sul mio collo, le sue mani accarezzavano le mie gambe. In meno di un secondo trovò il mio punto debole, la mascella. Iniziò a riempirla di baci, a morderla... e inarcai la schiena, schiudendo le labbra. Afferrai l'estremità della sua maglia, e lo tirai verso di me, verso il mio corpo. Le nostre intimità si toccarono e iniziai a baciarlo con foga. Alzò la mia maglietta, avendo solo un intenzione: togliermela il prima possibile. E così fece l'attimo dopo, lanciandola ai piedi del letto. Scivolò lungo il mio corpo, ponendo diversi baci sulla mia pancia. Mi inarcai sotto di lui, affondando le mani tra i suoi capelli. Poco dopo, sentì la sua lingua risalire lungo il mio ventre, fermandosi tra il solco dei miei seni. Oh maledizione. Baciò, morse e leccò la pelle a sua disposizione, fregandosene di dove saremmo potuti arrivare con tutta quell'eccitazione che ci stava lentamente divorando. La sua lingua scivolò, di nuovo, nella mia bocca. Lo afferrai per le spalle e lo feci distendere sul letto. Mi portai a cavalcioni su di lui, senza staccare le nostre bocche. Scesi lungo il collo, iniziando a baciargli la mascella più volte - Piccola... - Gemette a quel gesto. La sua mano destra affondò del tutto nei miei capelli, mentre lo sentì respirare profondamente. Premetti le mie mani sul suo petto caldo, cercando di tenere a bada i miei istinti... anche se mi rimaneva alquanto difficile. Il suo corpo era un inferno, e non potevo farne a meno. Alzai il volto, facendo scontrare i nostri nasi. Respiravamo affannosamente l'uno l'aria dell'altra, e in quel momento mi persi totalmente in quelle incantevoli iridi dorate. Sorrisi istintivamente, notando la sua dolcezza. Posai la mia fronte sulla sua, senza smettere di sorridere.
J: Perché sorridi? - Disse rigirando le posizioni, e adagiandosi perfettamente tra la mie gambe.
Io: Te l'ho mai detto che sei adorabile?
J: Io? Io adorabile? - Annuì - Tu lo sei. - Disse stampandomi un bacio sulla punta del naso. Sorrisi, avvolgendo le braccia intorno al suo collo. Mi baciò ripetutamente le labbra, mentre iniziai a ridere. Sorrise sulla mia bocca, unendosi alla mia risata.
Io: Sto morendo di fame. - Dissi toccandomi la pancia.
J: Mangiami. - Sussurrò con voce sexy contro il mio orecchio. Sorrisi, affondando le mani tra i suoi capelli. Gli morsi il collo, succhiando in seguito la sua pelle. Lo sentì sghignazzare e gli accarezzai la schiena al di sotto della canotta.
Io: Hai un buon sapore. - Mi baciò una guancia, aiutandomi ad alzare dal letto. Afferrò da terra la maglia che avevo indossato durante la notte e me la rimise. Mi schioccò un bacio sulle labbra prima di prendere la mia mano e condurmi al piano inferiore dove un invitante odore di pan cake appena sfornati arrivò dritto alle mie narici. Varcammo la soglia della cucina, notando Alfred ai fornelli.
J: Buongiorno Al. - Lo salutò Justin con un sorriso smagliante.
Alfred: Buongiorno. - Disse posando in tavola la colazione - Oh, buongiorno anche a lei signorina Collins. - Sorrisi e lo salutai con un cenno della mano - La colazione è pronta. Se vi serve altro io sono di là.
J: Grazie Alfred. - Varcò la porta della cucina, sparendo non so dove.
Io: Che ci fa qui? - Dissi corrugando la fronte.
J: Gli ho chiesto di venire, dato che c'eri tu.
Io: Perché?
J: Bhè... almeno avrebbe preparato lui la colazione, no? - Feci spallucce, sorridendo. Mi sedetti a tavola, osservando la deliziosa pietanza che si presentava ai miei occhi: adoravo i pan cake. Ci versai sopra lo sciroppo d'acero, ed iniziai a mangiare sotto lo sguardo divertito di Justin. Si sedette difronte a me e ne approfittai per stendere le gambe sulle sue - Sono un divano, per caso? - Annuì sorridendo.
Io: Che ore sono?
J: Le sette. - Disse osservando il suo orologio da polso - Te la senti di andare a scuola? - Annuì - Non hai dormito molto sta notte. Se vuoi puoi restare qui a riposarti.
Io: Non preoccuparti, sto bene.
J: Come vuoi. - Disse riprendendo a mangiare. Mi alzai dal mio posto, riponendo il mio piatto nel lavandino.
Io: Vado a cambiarmi. - Dissi uscendo dalla porta della cucina.
J: Amber? - Mi bloccai di scatto, sentendo la sua voce chiamare il mio nome.
Io: Si? - Dissi guardandolo.
J: Sei bellissima.


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