CAPITOLO 50. Mi odia...

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PARTE JUSTIN
TRE GIORNI DOPO
Corinne afferrò la mia mano e, nel più completo silenzio dei corridoi, varcammo la grande porta della mensa. Un bisbiglio insopportabile di voci rimbombava nella mia mente rendendomi ancora più nervoso del solito. Dopo l'ultimo incontro con Amber non riuscivo più a chiudere occhio la notte. Le sue parole facevano ancora eco nella mia mente e non riuscivo davvero a dimenticarle. Centinaia di sguardi indiscreti si posarono su di noi non appena ci incamminammo verso il nostro tavolo. Chaz e Ryan erano dietro di noi, accompagnati da due amiche della bionda che avevo al mio fianco. Lanciai uno sguardo truce ad un tizio con gli occhiali, facendolo tornare a consumare il suo pasto. Odiavo questa merda di scuola, proprio come odiavo questi poveracci. Ci sedemmo al nostro solito tavolo mentre il vociferare iniziava a dominare di nuovo l'aria. Mi massaggiai lentamente le tempie, chiudendo gli occhi. Sospirai.
C: Justin... - Disse avvicinandosi - Che succede?
Io: Nulla, non preoccuparti. - La rassicurai con un sorriso. Non avevo assolutamente voglia di mangiare, era davvero il mio ultimo bisogno. Alzai il capo, sperando di incontrare il suo sguardo. Avevo bisogno solo di guardarla negli occhi. Da quando era tornata non facevo altro che pensare a lei e non era di certo una cosa positiva. Ero stato io a lasciarla e, per tanto, toccava a me fare il primo passo... dimenticandola. Una lunga e folta chioma marrone attirò la mia attenzione e capì che era lei. Avrei riconosciuto quei lunghi capelli anche ad occhi chiusi. Parlava con i suoi amici e sembrava che la mia presenza non gli facesse nessun effetto. Ma perché a me si, allora? Perché non potevo e non riuscivo a reagire come lei nel vederla? Mi morsi il labbro, troppo forte forse perché iniziai a sentire il familiare sapore del sangue. Ryan mi si piazzò davanti, facendomi distrarre da quella splendida visuale. Si sedette difronte a me, trascinando il suo vassoio sul tavolo. Afferrò una mela, iniziando a mangiarla. Corrugai la fronte cercando di capire il motivo del suo comportamento. Cosa diavolo voleva?
R: Ne hai ancora per molto? - Rispose alla mia domanda inespressa.
Io: Di fare cosa? - Cazzo, se n'era accorto.
R: Di fissare la mora. - Sussurrò. Irrigidì la mascella, guardando altrove - Vuoi farti beccare da Corinne, per caso?
Io: Non me ne frega un cazzo di Corinne, riesci a capirlo? - Sussurrai a mia volta avvicinandomi con il busto. Sospirò. Cosa? Era lui a sospirare? Mi alzai, attirando l'attenzione di qualcuno.
C: Dove vai? - Mi guardò.
Io: A prendere una boccata d'aria, da solo Corinne.
C: Oh, va bene. - Uscì dalla mensa, dando un'ultima occhiata ad Amber. Niente, non aveva la minima intenzione di calcolarmi. Bene, lo avrei fatto anch'io.
20 MINUTI DOPO
Spensi il mozzicone della sigaretta sotto la suola delle mie scarpe, sospirando. La pace che regnava nel campetto all'aperto della scuola era estremamente rilassante. Mi guardai intorno, osservando ogni cosa. Gli alberi spogli mettevano una gran tristezza. Abbassai lo sguardo. Eravamo davvero arrivati a quel punto? Al punto di odiarci? Lei era davvero arrivata al punto da odiarmi? E io? L'odiavo veramente? Come potevo? Ero ancora innamorato di lei, infondo. Ma l'avevo lasciata, l'avevo fatto per paura, perché volevo che nessuno potesse farle del male. Perché volevo che nessuno, compresa lei, si intromettesse nella mia vita nel verso sbagliato. Sembrava assurdo, ma ero diventato un pericolo per tutti. Sospirai, abbassando il capo.
C: Ehi Bro. - La voce di Chaz mi fece irrigidire.
Io: Che ci fai qui? - Dissi guardandolo.
C: Volevo parlare con te.
Io: Avevo detto che volevo restare da solo.
C: Lo so ma... - Abbassò il capo - Ryan mi ha detto tutto. - Lo guardai storto, corrugando la fronte.
Io: Cosa cazzo ti ha detto Ryan di così importante?
C: Mi ha detto di Amber, Justin. - Al suono di quel nome mi si gelò il sangue. Guardai davanti a me, irrigidendo la mascella.
Io: Non c'è niente di cui parlare. La stavo semplicemente guardando, porca puttana. Che cazzo stavo facendo di male? - Alzai la voce.
C: Perché ti comporti così, Justin? Perché se tanto dici di odiarla non provi a dimenticarla?
Io: è quello che stavo cercando di fare un minuto prima del tuo arrivo. - Lo guardai con rabbia.
C: La droga non ti fa molto bene, non fai altro che rispondere male.
Io: Qui non si tratta della droga, riesci a capirlo? Faccio quello che voglio. E ora vattene. - Dissi stringendo i pugni.
C: Non risolverai mai niente comportandoti così. Prova, invece, a confidarti con me. Sono il tuo migliore amico, cazzo! O mi sbaglio? - Sospirai, chiudendo gli occhi - Justin...
Io: Io... io ti assicuro che sto facendo di tutto per dimenticarla ma... ma dopo l'ultimo incontro mi rimane difficile, troppo. - Dissi guardandolo - Sto impazzendo Chaz, ho bisogno di averla di nuovo al mio fianco. Capisci? - Sentì gli occhi pizzicarmi e mi maledissi mentalmente per non riuscire a controllare le mie stupide emozioni.
C: Cosa posso fare per aiutarti, Justin? - Alzai di colpo il capo, riflettendo sulla sua domanda.
Io: Aiutami a riaverla. - Dissi puntando il mio sguardo nel suo.
C: Sei sicuro che è la cosa giusta, Justin? Sei sicuro che ti renderà felice questo?
Io: Si, perché lei è tutta la mia vita. - Abbassò lo sguardo, annuendo.
C: Ok, allora lo faremo insieme. Inizieremo questo cammino insieme, e poi tu lo finirai con lei.
Io: Mi odia Chaz, mi odia. E ha perfettamente ragione a farlo. L'ho lasciata per paura che tutto il male che mi circonda potesse ferirla in qualche modo.
C: Non può odiarti Justin, non può farlo. Sono sicuro che in lei c'è ancora quel grande sentimento che provava per te. Sono sicuro che, infondo, lei è capace ancora di guardarti con occhi innamorati e sono sicuro che lo sta facendo anche ora. - Disse bloccandosi di scatto. Alzai lo sguardo verso di lui e lo vidi fissare qualcosa oltre di me. Mi voltai lentamente, piombando nella più completa confusione. Era lei. Lei che mi guardava da lontano con le mani nelle tasche della felpa. Lei che aveva il capo coperto dal pesante cappuccio di quell'indumento facendola sembrare ancora più piccola e minuta di quanto già fosse. Lei che mi guardava con sguardo diverso, quasi con odio e non con amore. Caro Chaz, ti sbagli di grosso. Ma, infondo, solo io riuscivo a decifrare quegli occhi. Quel "quasi" era ormai sparito dalla mia mente, perché lei mi odiava davvero. Si avvicinò lentamente, verso di me.
Io: Vai Chaz, vai. - Sussurrai con il capo basso. Annuì poggiandomi, in seguito, una mano sulla spalla.
C: Parlagli, parlagli Justin. Dì tutto quello che ti passa per la testa ma fa che siano solo cose positive.
Io: Va bene, ci proverò. - Mi sorrise rassicurante, tornando all'interno dell'edificio che si erigeva alle nostre spalle. Mi voltai e, quando lo feci, me la trovai davanti. Sobbalzai di poco, socchiudendo gli occhi. Quando posai il mio sguardo nel suo il mio corpo si sentì improvvisamente debole, incapace di reagire davanti a quegli occhi che tanto amavo, davanti a quegli occhi che erano come una calamita per me. Ma quando avanzò di un passo, capì che le cose si sarebbero messe molto male di lì a pochi secondi.
A: Smettila.di.fissarmi. - Disse colpendo l'indice contro il mio petto ad ogni parola pronunciata.
Io: Te ne sei accorta quindi. - Sorrisi beffardo. Partivo con il piede sbagliato, oh si. Il suo respiro si fece pesante, segno che la stavo facendo irritare. Merda.
A: Cosa vuoi ancora da me? Si può sapere? Non fai altro che guardarmi, guardarmi e ancora guardarmi. Ma perché cazzo lo fai? Dio, mi fai incazzare così tanto Justin. - Disse alzando le mani in aria. Si sedette al mio fianco, guardando davanti a se - E la cosa peggiore è che continui a farlo! - Trattenni una risata.
Io: Sei sempre così perspicace, eh?
A: E tu sei sempre così sbruffone, eh? - La guardai negli occhi. Dio, i suoi occhi... così profondi come l'oceano, così azzurri come il cielo, così belli come una stella. Deglutì.
Io: Non puoi dirmi di smettere di guardare tutto quello che mi rende felice. - Dissi tornando serio. Abbassò il capo, sospirando.
A: Devi dimenticarti di me Justin, io lo sto già facendo. - Un enorme vuoto mi attraversò sentendole pronunciare quelle parole. Un groppo mi si formò in gola, segno che sarei scoppiato a piangere di lì a poco tempo. Si era dimenticata di me, la cosa più orribile che una persona potesse fare... la cosa più dolorosa che lei potesse fare. Per lei, ora, ero solo un lontano ricordo. Un qualcosa che non contava e che non avrebbe mai più contato allo stesso modo.
Io: Perché? Perché Amber? - Dissi perdendomi in quell'abisso azzurro racchiuso dietro a quelle pozze splendenti. La vidi imbarazzarsi davanti ai miei occhi vigili e attenti.
A: P-Perché cosa?
Io: Perché mi innamoro sempre delle persone sbagliate?

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