CAPITOLO 82. Sei una droga.

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Seguì Justin all'interno del negozio, senza obbiettare al riguardo. La sua mano stringeva la mia e sorrisi istintivamente a quel gesto.
J: Cosa vuoi provare? - Disse fermandosi di botto.
Io: Ehm... non so. - Mi guardai intorno, osservando qualche capo.
-Posso aiutarvi? - Una voce femminile risuonò alle spalle di Justin. Feci capolino, notando una ragazza dai lunghi capelli rossi sorridermi radiosamente. I grandi occhi verdi mettevano in risalto le piccole lentiggini che possedeva sulle guance. Justin si voltò, osservandola.
J: La mia ragazza vorrebbe provare qualche vestito.
-Certamente. Lungo o corto? - Feci per parlare ma venni interrotta di nuovo dalla voce di Justin.
J: Corto. - La ragazza annuì, facendoci segno con la mano di seguirla.
Io: Quando la smetterai di parlare al posto mio fa una squillo, eh? - Dissi a voce bassa. Lo sentì ridacchiare alla mia sinistra, mentre avvolgeva un braccio intorno al mio collo. Varcammo una grande porta per poi ritrovarci su una seconda sala, interamente occupata da vestiti di ogni genere.
-Se avete bisogno di me chiamatemi pure. Sono di là. - Ci sorrise gentile, per poi tornare nell'altro reparto. Mi guardai intorno, storcendo le lebbra.
J: Bhè? Cos'è quella faccia?
Io: Non lo so. Non ho voglia di...
J: Smettila. - Disse interrompendomi.
Io: Come?
J: Ho detto smettila. Scegli un vestito e vallo a provare, non ribattere ogni volta.
Io: D'accordo. - Abbassai il capo, incamminandomi verso alcuni abiti. Ne osservai diversi, ma solo uno mi colpì maggiormente. Lo afferrai e mi incamminai verso un camerino. Non c'era molta gente quel giorno. Guardai Justin, era impegnato a giocherellare con il suo iPhone, come sempre. Sospirai, entrando nel camerino. Chiusi la tendina alle mie spalle e iniziai a spogliarmi. Dopo aver indossato il vestito mi osservai allo specchio. Davvero bello. Era interamente di pizzo, e io adoravano il pizzo. Mi arrivava poco più su delle ginocchia, con un paio di tacchi neri sarebbe stato il massimo. Uscì dal camerino, trovando Justin camminare avanti e indietro nell'attesa. Trattenni una risata - Ho accettato la tua idea di provare un vestito. - Si voltò verso di me, osservandomi - Non iniziare a dire che me lo comprerai perché ti dirò di no, volevo solo provarlo. - Sorrise, squadrandomi dalla testa ai piedi.
J: Sei bellissima. - Disse avvicinandosi. Distolsi lo sguardo imbarazzata, mentre lentamente andavo a fuoco. Posò la sua mano destra alla base della mia schiena. Lo guardai di sottecchi, notandolo a fissare la scollatura del vestito - Davvero bellissima. - Ripeté leccandosi le labbra.
Io: Finiscila. - Sussurrai pacata.
J: Perché?
Io: Perché mi fai arrossire! - Dissi fissando i miei occhi nei suoi. Sorrise ancora, divertito.
J: Adoro quando arrossisci, sei maledettamente sexy.
Io: Sssh. - Lo rimproverai guardandomi intorno. Rise piano, stampandomi un bacio sul collo.
J: Devi prenderlo.
Io: No.
J: Invece si.
Io: Ho detto di no, Justin.
J: Ma guardati! Sei un incanto! Devi prenderlo.
Io: Non se ne parla.
J: D'accordo. Vado a pagarlo allora. - Fece per andarsene ma lo bloccai per un braccio.
Io: No, per favore.
J: Ma...
Io: Davvero Justin, non ne ho bisogno. - Corrugò la fronte, annuendo successivamente.
J: Va bene. Va a cambiarti. - Mi allontanai da lui, rientrando nel camerino. Mi guardia un ultima volta allo specchio, indecisa su cosa fare. Odiavo ricevere regali. Non mi piaceva l'idea che qualcuno potesse spendere soldi per me. E Justin non doveva farlo, semplicemente perché non serviva. Posai le mani sulla cerniera del vestito ma qualcosa, o qualcuno, lo fece prima di me - Carino questo reggiseno. - Sussurrò contro il mio orecchio. Rabbrividì. Mi voltai verso di lui, e sgranai gli occhi.
Io: Esci subito! - Lasciai cadere a terra il vestito, per poi poggiarlo su un piccolo sgabello. Lo vidi sorridere maliziosamente, mentre si mordeva il labbro inferiore - Vattene, Justin! Prima che pensino mal... - Mi bloccò con un bacio. Con gli occhi aperti sentì le sue labbra premere con forza sulle mie. Si staccò qualche secondo dopo, sorridendo e mostrando la sua schiera di denti perfetti. Mi avvicinai a lui, posando una mano sul suo collo e spingendo le mie labbra verso le sue. Mi ritrovai con le gambe intrecciate al suo bacino e con la schiena contro il muro freddo. Sentì le sue labbra scendere verso il basso, arrivando a baciarmi il collo. Strinsi i suoi capelli tra le dita, ansimando - Fermati, per favore. - Dissi con poco fiato.
J: Perché? - Rispose pacato.
Io: Perché potrebbe entrare qualcuno.
J: Non mi interessa, piccola. - Affondò la faccia nel mio petto, respirando a fondo il mio profumo - Adoro il tuo profumo. Sei una droga, Amber. - Lo baciai per l'ennesima volta, senza intenzione di fermarmi. Mi strinsi maggiormente contro di lui, cercando di non cadere. Afferrai il suo viso tra le mani, staccandomi lentamente dalle sue incantevoli labbra.
Io: Dobbiamo andare. - Sussurrai guardandolo negli occhi. Un sospiro fuoriuscì dalla sua bocca.
J: Va bene. - Disse posandomi delicatamente al suolo - Ti aspetto fuori. - Fece per aprire la tenda del camerino ma gli afferrai una mano. Lo voltai verso di me e premetti con forza la mia bocca sulla sua. Mi strinse un fianco, sospirando sulle mie labbra - Sono in macchina, va bene? - Annuì.
PARTE JUSTIN
Dieci minuti dopo vidi Amber uscire dal negozio. Si voltò nella mia direzione, beccandomi a fumare. Le feci segno con la mano di raggiungermi e salimmo in macchina.
A: Potresti gentilmente smetterla di fumare in mia presenza? Sai che odio il fumo.
Io: Perdonami. - Dissi buttando il fumo in eccesso fuori dal finestrino - Allora?
A: Cosa? - Disse guardandomi.
Io: Dove vuoi andare?
A: A casa.
Io: Vuoi che ti accompagni a casa? - Annuì.
A: Devo studiare e ho un terribile bisogno di cambiarmi.
Io: Va bene. - Dissi sorridendo divertito.
Arrivati davanti casa di Amber spensi il motore, voltandomi verso di lei.
A: Ci vediamo domani? - Annuì, spostandogli una ciocca di capelli da davanti il viso. Mi avvicinai al suo volto, stampandole un bacio sulla punta del naso. Sorrise leggermente, mentre la sua risata riempiva lo spazio circostante
Io: Ti amo. - Dissi accarezzandole una guancia. Il suo sguardo diventò improvvisamente serio.
A: Mi ami?
Io: Tu non mi ami?
A: Per dire ti amo ad una persona devi essere sicuro su alcune cose.
Io: Del tipo?
A: Mi abbraccerai quando sarò sola?
Io: Non sarai mai sola. - Abbassò il capo, arrossendo appena.
A: Piangerai insieme a me quando tutto andrà storto?
Io: Le tue lacrime, sono le mie lacrime. - Dissi guardandola intensamente negli occhi.
A: Mi amerai sempre?
Io: Si, sempre.
A: Mi terrai la mano anche tra cinquant'anni?
Io: Ovunque.
A: Mi porterai al mare anche d'inverno?
Io: Ci andremo soprattutto d'inverno. - Dissi sorridendogli.
A: Devo dirti una cosa. - Corrugai la fronte, notando il suo completo sbalzo di umore.
Io: Cosa? - Si avvicinò al mio orecchio e sussurrò quelle parole che tanto aspettavo di sentirle dire.
A: Ti amo anch'io. - L'abbracciai di slancio, stringendola contro il mio petto. Respirai a fondo il suo incantevole profumo, mentre un sorriso innocente mi riempiva il volto di pura felicità. In tutto questo tempo non mi ero affatto comportato come facevo di solito con le altre ragazze, eppure solo di lei mi ero innamorato tanto da star male. Ed era pazzesco, provare dei sentimenti così forti proprio per lei, l'unica ragazza che avevo sempre detestato dal primo momento, l'unica ragazza sempre pronta ad evitarmi anche a costo di non incrociare i miei occhi, l'unica ragazza capace di farmi esaurire come mai nessuno fin ora, l'unica ragazza che mi ha stregato con la sua bellezza, con il suo sorriso, con i suoi meravigliosi occhi. L'unica ragazza che ha rubato il mio cuore. L'unica ragazza che ho amato veramente.

Il pomeriggio passò lentamente e, presto, mi recai a casa di Jason per sbrigare una faccenda.
Jason: Devi incontrarlo vicino al parco. Vai insieme a Chaz, chiaro? - Annuì. Detestavo la gente che mi dava degli ordini ma non potevo fare altrimenti, mi servivano altri soldi. Più ne avevo, meglio stavo. Più ne avevo, meglio saremmo stati sia io che Amber - Il tizio si chiama Lucas. Fa che abbia quei maledetti soldi, altrimenti sai cosa devi fare.
Io: Va bene.
Jason: Se svolgerai il lavoro correttamente, ti consegnerò i soldi che ti servono. Ora vai, non perdere tempo. - Mi incamminai verso la porta di casa sua, seguito a ruota da Chaz. Estrassi dalla tasca dei jeans le chiavi della macchina e schiacciai il piccolo pulsante, sbloccandone l'apertura.
Jason: Bieber? - Mi voltai verso di lui, alzando un sopracciglio - Non deludermi.
Io: Non accadrà. - Dissi salendo all'interno della mia Ferrari.
C: Che hai intenzione di fare? - Disse distraendomi dai miei pensieri. Infilai la chiave all'interno del nottolino e misi in moto la macchina, partendo verso il parco.
Io: Se il ragazzo non avrà i soldi... - Aprì un piccolo cassetto situato davanti alle gambe di Chaz, mettendo in bella mostra una pistola nera perfettamente lucidata. Lasciai in sospeso la frase, sorridendo divertito. Chaz sgranò gli occhi, guardandomi incredulo.
C: Stai scherzando, vero?
Io: Sto solo rispettando gli ordini che mi sono stati dati, Chaz. Sto solo eseguendo il mio lavoro.
C: Uccidere persone non è affatto il tuo lavoro!
Io: Nessuno ha detto che morirà qualcuno oggi, chiaro? Se il ragazzo ha i soldi, non ci saranno problemi. Ma se non sarà così, non posso fare altrimenti. Ho bisogno anch'io di altro denaro, porca puttana. Quindi, se hai intenzione di scassare il cazzo ogni qual volta, puoi anche andartene. - Strinsi, forte, il volante tra le mani, premendo il piede sull'acceleratore. Non parlò, non si azzardò ad obbiettare. Non l'avrebbe mai fatto, infondo.
Arrivati a destinazione, scendemmo dalla macchina, incamminandoci verso il parco. In lontananza, notai un ragazzo vestito interamente di nero, fumare una sigaretta. Appoggiato con la schiena contro un albero, osservava il paesaggio davanti a se. Io e Chaz ci avvicinammo, senza dare troppo all'occhio. Il ragazzo dai capelli neri alzò lo sguardo verso di noi e buttò la sigaretta, ormai consumata, a terra.
Io: Dammi i solidi. - Mormorai sbattendo il ragazzo contro un albero - è arrivato per te il momento di pagare perché sto già aspettando da troppo tempo. - Strinsi la mascella, respirandogli in faccia.
-Non ho i soldi adesso. - Sospirò teso - Dammi ancora qualche giorno. Per favore, Justin. - Supplicò. Afferrai tra i pugni il colletto della sua camicia e lo sbattei nuovamente contro il tronco del grande pino.
Io: Non ho comprensione per gente del cazzo come te. Jason è da un mese che ti sta addosso e tu ancora non hai questi cazzo di soldi? - Abbassò lo sguardo, spaventato - Paga ora. - Gli ordinai.
-Justin, te lo prometto. Troverò i soldi in una settimana.
Io: Ma cosa cazzo credi, eh? Che solo a te serve questo dannato denaro? Anch'io ho bisogno di vivere e non intendo affatto continuare con i tuoi sporchi giochetti. - Estrassi dalla tasca dei pantaloni la pistola, e gliela puntai alla testa - Dammi i soldi, testa di cazzo.
-N-Non ho i soldi. - Disse balbettando. Fanculo, stronzo. Caricai il grilletto, e sparai senza troppi ripensamenti. Il suo corpo cadde a terra, immobile. Chaz, dietro di me, guardava tutta la scena senza pronunciare parola.
Io: Pensaci tu a far sparire questo cazzone, io ho da fare. - Gli ordinai serio. Annuì, senza replicare. Mi incamminai verso la mia macchina, continuando a guardarmi intorno. Non c'era anima viva. Aprì velocemente lo sportello e partì verso casa. Strinsi i pugni sul volante, osservando le mie nocche diventare bianche, osservando le mie mani sporche di sangue colpevoli di un ennesimo delitto. Era quello che facevo da tre anni, ormai. Era normale per me, anche se uccidere qualcuno era una cosa davvero gravissima. Ma, avendo smesso di lavorare, mi servivano altri soldi e dovevo pur procurarmeli in qualche modo. Uccidere non era affatto la mia passione, ma dovevo farlo. Non potevo più fare affidamento su nessuno quindi, l'unica cosa che restava da fare, era procurarmi ciò di cui avevo bisogno con le mie stesse mani. Pensai, improvvisamente, ad Amber. Non avrebbe mai dovuto sapere nulla di questo, c'erano in bilico molte cose. Tra cui la sua fiducia in me, che era la cosa principale. Non avevo intenzione perderla di nuovo. Questa volta proprio no. Aggirò nel verso giusto, senza combinare altri guai.

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