CAPITOLO 48. Sei qui.

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PARTE MIA
DUE GIORNI DOPO
Salutare Christian e mia zia Cate è stato veramente orribile. Ci vediamo di rado e, le volte che succede, non passiamo mai troppo tempo insieme. Sarei rimasta ancora ma ho bisogno di sapere, ho bisogno di risolvere le cose con Justin. Sono tornata a casa ieri. Domani riprenderò la scuola, anche se non ho molta voglia. Riabbracciare mia madre, Paul e i miei due migliori amici è stato bellissimo. Josh è così cambiato in queste due ultime settimane, è diventato davvero un tipo niente male. Taylor, invece, è rimasta la solita identica ragazza: spensierata e adorabile. La relazione tra mia madre e Paul va a gonfie vele, almeno questo è quello che mi hanno riferito loro. Riguardo a Justin, bhè… non ho notizie di lui da quattro giorni ormai. Taylor non lo ha visto nemmeno a scuola e questo sta a significare solo una cosa: sta marinando, come è suo solito fare. Sospiro, sedendomi sul letto. Non mi preoccupa il fatto di tornare a scuola, è davvero il mio ultimo problema. Ma c’è qualcosa che continua a torturarmi da interi giorni: incontrarlo. Come reagirà vedendomi? Cosa accadrà? Riuscirò a strappargli un sorriso o almeno un “Ciao” o, davvero, tutto questo non accadrà mai più? Non ho idea di cosa abbia combinato in questi giorni, non ho idea di cosa gli sia passato per la mente. Non voglio vederlo dopo così tanto tempo e trovarmi al posto di quel Justin di cui mi sono innamorata un pezzo di legno non in grado di reagire alla mia presenza. Taylor entra nella mia stanza, sedendosi al mio fianco. 
T: Preoccupata? – Dice guardandomi.
Io: Si nota tanto? – Sorride. 
T: Amber, rilassati. 
Io: Non posso rilassarmi quando il ragazzo che amo è sparito dalla mia vita da quattro fottuti giorni, ormai. 
T: Lo so Amber, ma non puoi davvero farci niente ora. Pensa positivo.
Io: Non è semplice, non lo è per niente. – Dico alzandomi. Mi avvicino alla grande finestra della mia stanza, mentre un lontano ricordo si fa spazio nella mia mente.
INIZIO FLASHBACK
J: Girati.* - Mi volto e lo trovo davanti alla mia finestra, sul balcone. Attacco la chiamata e lo stesso fa lui. Mi alzo dal letto, incontrando il suo sguardo al di fuori del vetro. Sorrido, avvicinandomi piano. Posa una mano sul vetro, senza distogliere lo sguardo dal mio. Compio lo stesso gesto posando la mia di mano alla stessa altezza della sua. Sorride dolcemente. Lo vedo avvicinarsi al grande vetro ed emana, successivamente, con la bocca un po' di calore su di esso disegnando con un dito un perfetto cuore. Abbasso lo sguardo, sorridendo felice. È maledettamente dolce. Giro la maniglia d'argento e apro la finestra. Ammiro tutta la sua bellezza mentre il mio cuore inizia a fare capriole per lo spettacolo che si presenta davanti ai miei occhi. Indossa un paio di supra bianche, maglietta del medesimo colore, pantaloni neri, e un giacchetto nero. I capelli, tirati su in una perfetta cresta, mostrano ancora le poche ferite rimaste sul suo volto. Lo abbraccio di scatto, respirando a fondo il suo buonissimo profumo. 
Io: Ciao. - Dico baciandogli piano il collo. 
J: Ciao. - Dice trattenendo un sospiro a quel gesto. Alzo lo sguardo verso di lui, incontrando i suoi splendidi occhi. Mi accarezza una guancia, esaminando ogni centimetro del mio viso. - Sei bellissima.
FINE FLASHBACK
Sorrido appena.
T: Amber? Amber, mi stai ascoltando? – La voce di Taylor richiama la mia attenzione. 
Io: Perdonami, ero soprappensiero. – Annuisce. 
T: Manca sempre qualcosa, vero? – Mi volto verso di lei.
Io: Qualcuno, manca qualcuno. – Si alza, raggiungendomi. 
T: Hai mai provato a dimenticarlo? Anche solo per un secondo? – Abbasso il capo, sospirando. 
Io: Si. Anzi no. Lui non si dimentica. – Dico guardandola – So che adesso lo odio, che non lo sopporto, che non riesco a vederlo, che non mando giù l’idea che mi abbia lasciata. Ma so anche di non aver mai guardato nessun altro come ho guardato lui. – Torno a guardare il cielo al di fuori della finestra - So benissimo di non essermi mai persa in occhi più belli e so per certo di non aver mai sorriso così tanto parlando di qualcuno. Queste sensazioni non si dimenticano mai. – Faccio spallucce – è come una routine: cerchi di farlo ma ci sarà sempre qualcuno o qualcosa pronto a farti tornare in mente tutto, compreso lui. Il termine “dimenticato” è eccessivo. – Dico accennando la parola con un segno delle mani mostrando le virgolette – Forse mi sono abituata all’idea di non poterlo avere ma dimenticato no, non definitivamente almeno, non tutte le sensazioni che ho provato. E fidati se ti dico che ogni volta che lo vedevo non capivo più nulla. – La sento sghignazzare. Sorrido appena – Ci si può dimenticare di molte cose nella vita ma mai, mai di ciò che si è realmente amato. – Mi guarda con sguardo perso, con un espressione forte e determinata ma allo stesso tempo dispiaciuta. 
T: Lo ami ancora, non è così?
Io: Perché non dovrei? – Accenna un sorriso.

Il giorno seguente mi incamminai per i corridoi pronta per passare cinque noiose ore di scuola. Qualcuno, al mio arrivo, mi salutò con un cenno della mano. Qualcun altro preferì salutarmi con un caloroso “Ben tornata Amber.” Qualcun altro ancora spettegolava per i corridoi il ritorno di Amber Collins, l’ex ragazza di quel gran fico di Justin Bieber. Ormai ero conosciuta per questo. Sospiro, appoggiandomi con la schiena contro il mio armadietto. 
Josh: Bhè? – Dice guardandomi – Cos’è quella faccia, Collins? – Sapeva quanto mi dava fastidio essere chiamata per cognome ma, ormai, ci avevo perso le speranze. 
Io: Nulla. – Dico afferrando il mio zaino da terra. Mi allontanai, soffermandomi ad osservare la bacheca della scuola: il ballo di Natale era vicino; sospirai, riprendendo a camminare. Mi guardai intorno, come se fossi uscita da un'altra galassia. Qualche addobbo natalizio iniziava già a dominare l’aria. 
T: Si può sapere perché scappi? – Dice raggiungendomi.
Io: Non sto scappando. 
Josh: Andiamo, forza. – Dice afferrando la mia mano – Sei pronta a rivedere la tua amata classe? – Dice con un sorriso divertito. Alzo gli occhi al cielo, trattenendo una risata. 
ORE 13.30
Ne approfittai del casino dei corridoi per intanarmi nel bagno femminile. Guardai la mia immagine attraverso lo specchio, ero un misto tra: un cavallo imbizzarrito a causa dei miei tragici capelli e un bradipo in preda ad un attacco di nausea. “CHE PARAGONI BANALI, AMBER.” Chiudo gli occhi, sospirando. Justin? Non ne avevo visto neanche l’ombra. Forse non era venuto a scuola quel giorno. Avrei tanto voluto che fosse il contrario, nonostante tutto. Sarebbe stato bello rivedere quegli occhi di cui ne ero follemente innamorata. Sarebbe stato bello tornare a fissare quelle labbra scolpite da un Dio in persona. Sarebbe stato semplicemente bello rivederlo. Non avevo fame, per niente. L’improvviso cambio di umore mi aveva fatto incupire maggiormente. Uscì dal bagno, incamminandomi verso il mio armadietto. La pace che dominava per i corridoi in quel momento era qualcosa di magico ma, soprattutto, un qualcosa che sarebbe durato estremamente poco. Tirando fuori il mio cellulare dalla tasca dei pantaloni mi accorsi che, a pochi passi da me, due occhi a me familiari mi fissavano con insistenza. Alzai di colpo lo sguardo, spostandomi una ciocca di capelli da davanti il viso e potei osservare meglio la figura che si presentava ai miei occhi a qualche metro distante da me. Deglutì pesantemente. Io quella figura la conoscevo estremamente bene. Era lui. Paralizzato a fissarmi senza un contegno, facendo penetrare i suoi occhi color nocciola nelle mie iridi azzurre. Con le mani nelle tasche dei jeans neri e una cresta più spettinata del solito mi fissava con insistenza, mentre dentro di me tutto andava a fuoco. Era maledettamente bello. Distolsi lo sguardo da quella figura troppo perfetta per i miei occhi. Un velo di terrore si impadronì del mio corpo e, poco a poco, cominciai vedere sfocato, troppo sfocato per i miei gusti. La sua espressione, spaesata e stupita allo stesso tempo nel vedermi, ronzava nella mia testa. Mi torturai il labbro inferiore, sapendo che mi stesse ancora fissando immobile. E non mi sbagliai quando, accidentalmente, tornai a guardarlo. Nessuno dei due aveva fatto un passo in più o uno in meno ma sentì, inconsciamente, il bisogno di scappare da quel luogo. Di correre lontano da lui. E così feci. Mi ritrovai a correre come una stupida, sperando che non mi stesse inseguendo. Ma mi sbagliai, mi sbagliai di grosso. Sentì la sua forte stretta circondarmi il polso e mi strattonò violentemente verso di lui. Alzai lo sguardo, e mi pentì mentalmente per averlo fatto. I suoi occhi erano meravigliosi in quel momento, mai visti così belli prima di allora. Mai visti così profondi prima di quel momento. Le sue iridi andavano dal marroncino più chiaro al giallo. Cercai di dimenarmi dalla sua presa, ma con quelle pozze dorate a pochi centimetri di distanza mi risultava difficile ragionare o compiere qualsiasi gesto. 
J: Sei qui. – Sussurrò ad un soffio dalle mie labbra. Sentì il sangue ghiacciarsi nelle mie vene e lo guardai senza reagire. Ero spacciata. Incollata ai suoi occhi mentre la sua mano arrivava lentamente ad accarezzarmi una guancia. 

Our love suicideWhere stories live. Discover now