CAPITOLO 56. Come hai potuto dirlo?

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DUE GIORNI DOPO
PARTE JUSTIN
Cammino lentamente per i corridoi della scuola, ignorando qualche sguardo indiscreto. Mi avvicino al mio armadietto, riponendo al suo interno i libri. Sospiro, chiudendo gli occhi. Le cose vanno di male in peggio: Corinne mi odia, Amber mi odia, mia madre ha scoperto che ho iniziato a rientrare nel giro e pensa che sia il caso di farmi tornare a casa, a Stratford, dove può tenermi a bada come un cane. La mia vita va di male in peggio. Ogni giorno è come affrontare una pesante battaglia tra continuo studio, continui sguardi poco convincenti che mi vengono lanciati, continua rabbia, continuo nervosismo e continua droga. Sto diminuendo l'uso, non voglio ritrovarmi dipendente da quella merda. Ne faccio uso solo per cercare di rilassarmi, di dimenticare i vari problemi che mi circondando e, in qualche modo, per cercare di allontanare Amber dalla mia testa. I corridoi, poco a poco, diventano deserti. Rimango solo a riflettere. Appoggio la schiena contro l'armadietto, respirando a fondo. Con il peso della fama e di tutto il resto è davvero pesante svegliarsi la mattina con il sorriso. I paparazzi, i giornali, sono tutti pronti a gettarmi merda in qualunque istante accusandomi di cose assolutamente non vere. Odio la mia vita sotto molti aspetti. Apro gli occhi e sobbalzo trovandomi Amber a pochi centimetri di distanza dal viso.
Io: Mi hai spaventato. - Dico sussurrando.
A: Sei un idiota. - Dice di punto in bianco. Corrugo la fronte.
Io: Un idiota? Perché dovrei esserlo?
A: Perché... - Abbassa il capo. Sento la sua mano afferrare la mia e mi trovo a seguirla.
Io: Amber, Amber dove stiamo andando?
A: Smettila di parlare e cammina. - Sospiro, alzando gli occhi al cielo. Poco dopo si ferma davanti gli spogliatoi della palestra. Mi spinge all'interno, per poi chiudere la pesante porta di metallo alle sue spalle. La guardo, aspettando una spiegazione - Tu sei un tale coglione! - Dice alzando le mani in aria.
Io: Cos'avrei fatto ora? - Mi guarda a bocca aperta.
A: Ne parlano quasi tutti a scuola, Justin! - Alzo un sopracciglio. Sospira - Cazzo! Come hai potuto dirlo? Avevi detto che sarebbe rimasta una cosa nostra e, invece, la prima cosa che fai mettendo piede qui dentro è spifferare ai quattro venti che mi hai portata al letto?! - Sgrano gli occhi, avanzando di un passo.
Io: Cosa?
A: Non fare finta di non sapere niente. Come cazzo hai potuto dire tutto? - La guardo negli occhi, in quegli occhi e che a poco a poco si riempiono di lacrime.
Io: Amber, ti posso giurare che io non ho detto nulla. Non potrei mai farlo. - Mi guarda confusa, spaesata, smarrita.
A: A-Allora perché tutti lo sanno? Chi è stato a divulgare la voce?
Io: Io non lo so. - Si siede a peso morto su una panca degli spogliatoi, fissando un punto davanti a lei. Mi avvicino, sedendomi al suo fianco - Amber... chi te lo ha detto?
A: Corinne. - Sgrano gli occhi, irrigidendo la mascella.
Io: Corinne? - Annuisce, mentre una lacrima solca la sua guancia. Afferro il suo viso tra le mani, guardandola negli occhi.
Io: Riuscirò a risolvere le cose, te lo prometto.
MEZZ'ORA DOPO
Con passo svelto, pesante, infuriato mi incammino verso l'armadietto di Corinne. Bastarda. Come cazzo ha fatto a scoprire tutto? La sua chioma bionda attira la mia attenzione. Spintonando qualcuno mi avvicino a lei. Questo è davvero troppo. L'afferro per le spalle, voltandola violentemente verso di me.
C: Justin. - Dice sorpresa - Qual buon vento ti porta qui? - Si volta, riponendo alcuni libri all'interno dell'armadietto.
Io: Come sai di me e Amber? - Dico serio.
C: Per puro caso, quella sera, ho deciso di seguirvi. Le continue effusioni sull'uscio di casa tua hanno fatto intuire parecchie cose, diciamo solo che... ho avuto come un presentimento. - Dice gesticolando - E non mi sbagliavo affatto. - Abbasso lo sguardo, sospirando.
Io: Ma non ti vergogni nemmeno un pò?
C: Perché dovrei? - Dice facendo spallucce.
Io: Già, perché dovresti. Sei così spregevole da non renderti conto che fai schifo ad ognuno di loro. - Dico indicando il continuo via vai degli studenti.
C: Non è un problema per me, sai?
Io: Oh, ma davvero? Strano, pensavo fosse l'esatto contrario dato che il tuo scopo è solo uno, non è così? - Dico avvicinandomi. Mi guarda negli occhi senza reagire, capendo a fondo il senso delle mie parole.
C: Mi stai dando della puttana, per caso?
Io: Oh, nono. Perché risparmiarmi la fatica di dirtelo dato che già lo sai? - Mi guarda a bocca aperta, indignata.
C: Come osi?
Io: Stai dicendo che non è così? Stai mentendo su un qualcosa di evidente? Tutti, tutti in questa scuola sanno che il tuo unico scopo è quello di aprire le gambe con chiunque.
C: Non ti lamentavi, però, quando lo facevo con te, eh?
Io: Già, non mi lamentavo. Perché mi piaceva scoparti. - Stringo la mascella.
C: Stai dicendo che con Amber non è stato solo sesso?
Io: Esattamente. - Spalanca la bocca - Puoi aver svelato tutto, ma non sai come sono andate le cose. Puoi aver raccontato un mucchio di balle, ma non sai come sono andate le cose. Puoi avermi fatto passare per la parte del cattivo, per la parte del puttaniere senza cuore, ma non sai come sono andate le cose. E mai saprai la verità. - Sussurro avvicinandomi al suo viso. La vedo deglutire pesantemente. Un sorriso divertito si dipinge sul mio volto, guardandola con pietà - Sei solo una povera illusa. Non tornerò mai da te, mai. - Dico scandendo bene l'ultima parola facendola sembrare una minaccia - Stai alla larga da me e da Amber. - E la lasciai lì, immobile a riflettere sulle mie parole. Avevo chiuso del tutto con lei. Niente più scappatelle, di qualsiasi genere.
C: Spero che la tua troia muoia! - Ringhiò. E, sentendole pronunciare tali parole, mi bloccai di colpo. Mi voltai verso di lei, avanzando con ampie falcate. Le bloccai i polsi contro l'armadietto, procurando un sordo tonfo.
Io: Cos'hai detto? - Urlai con tono alto. Si morse il labbro inferiore per la botta presa.
C: Hai capito bene. Spero che muoia e che qualcuno se la fotta, spero che tu rimanga solo come un cane. - La feci smettere nuovamente contro l'armadietto. Gemette.
Io: Potrei ucciderti sbattendoti contro questo armadietto fino a farti sanguinare, Corinne. - Sussurrai minaccioso. Rise divertita. La guardai male aumentando la presa contro i suoi polsi. La sua espressione si incupì all'istante mentre vari sguardi si posarono su di noi - Pensi che possa scherzare, eh puttanella? Ti ricordo che ho già ucciso in passato e uccidere te, sarà un gioco da ragazzi. - Deglutì. Chiusi gli occhi cercando di pensare al viso preoccupato di Amber se avessi commesso un omicidio: non ne valeva davvero la pena. La lasciai andare, schifato. Si massaggiò i polsi, dolorante - Da oggi in poi - Dissi sussurrando - Stai alla larga da me, ma soprattutto da Amber. Ti ucciderò con queste stesse mani che ti hanno toccata per mesi se non ubbidisci. - Sbiancò all'istante - Puttana. - Sussurrai guardandola negli occhi. Sputai per terra, vicino alle due scarpe immacolate e arretrò di scatto schifata. Sorrisi soddisfatto: non sarebbe più stata un problema se avesse seguito i miei consigli.
ORE 13.35
Non c'è niente di più rilassante del silenzio assoluto del campetto. Seduto tra gli spalti, osservo il cielo sopra di me. Corinne non è più un problema. Ma ora ce n'è un altro molto più serio: Amber. Devo risolvere le cose. Non ho assolutamente intenzione di rinunciare a lei. Porto la sigaretta alla bocca, aspirando una buona quantità di fumo. Passo una mano tra i capelli, sospirando. Afferro il cellulare, sbloccandolo. Apro la cartella delle immagini e faccio scorrere il dito tra le varie foto. Mi soffermo ad osservare quella foto. Un veloce brivido percorre la mia schiena alla vista delle sue labbra vicino alle mie. Quella foto. La stessa che ho inviato a lei quel giorno, la stessa che ho ancora come sfondo da quando se n'è andata. La stessa foto che mi fa battere il cuore ogni volta che la osservo. Il mio dito si sofferma sul suo volto. Dio se mi manca. È indispensabile come l'aria e vivere senza di lei mi sta uccidendo, totalmente. Non avrei voluto avere la mia prima volta con lei in quel modo. Non avrei voluto toccata con mani che non sentivo mie. Non avrei voluto tutto questo. No. Ma niente si può fare ora, tantomeno tornare indietro. Mi ama, ancora. Non c'è niente di più bello. Non c'è niente che mi faccia stare bene più di questo. Perché non c'è niente che non sia lei. Lei, la persona più importante della mia vita. La stessa persona che amo più di me stesso. Quella persona che sento mia, in tutti i sensi.

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