Our love suicide

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Questa storia non è mia ma di Arianna. Lei la pubblica su facebook, io l'adoro e ve la metto qui così che possiate leggerla anche voi. Buona lettura e spero che vi piaccia come piace a me (:

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PARTE MIA

è una tiepida giornata di Marzo. Il vento soffia, forte, facendo oscillare la folta chioma dell'albero che sto fissando, un meraviglioso albero di ciliegia ancora non fiorito. Afferro la penna e inizio a scrivere qualche parola sul foglio, ancora spoglio dal tratto, deciso, dell'inchiostro. Amo scrivere, solo così riesco a sfogarmi. 
M: Tesoro, è pronto il pranzo! - Dice mia madre, urlando, dalla cucina. Mi alzo dalla sedia e poso carta e penna sul grande tavolo di ceramica che padroneggia all'interno del portico di casa mia. Mi dirigo dentro, sorpassando un bellissimo cespuglio di rose rosse che emana un profumo inebriante. Entro in casa, raggiungendo mia madre in cucina. Mi siedo al mio posto afferrando la forchetta e iniziando a mangiare. 
Io: Sei una cuoca fantastica mamma, dico davvero. - Dico addentando, con la forchetta, un pezzo di lasagna. Sorride sedendosi di fronte a me. Inizia a mangiare, senza degnarmi di uno sguardo - Ehi... - Bevo un sorso d'acqua - Che succede? 
M: Niente, non preoccuparti. 
Io: Avanti mamma, so che c'è qualcosa. Cos'è successo? - Alza lo sguardo verso di me, guardandomi, quasi, mortificata.
M: Sono stata licenziata. - Sgrano gli occhi. Non posso crederci.
Io: Come sarebbe a dire? 
M: Il mio direttore ha trovato qualcuno meglio di me, a quanto pare. - Dice facendo spallucce. 
Io: Ma mamma, t-tu non puoi aver perso il lavoro. Quel posto da redattrice... era tuo da anni, ormai.
M: Non posso farci niente tesoro, le cose sono andate così. 
Io: Dov'è finita la donna che mi ha messo al mondo? Quella donna dalla quale prendo esempio in ogni momento? Quella donna forte e testarda che mi fa sempre ritornare il sorriso?
M: Sono sempre qui, tesoro...
Io: Non mi pare, sai? - Sospira - Mamma, riusciremo a risolvere questa cosa, te lo prometto. 
ORE 19.30
In questo momento mi trovo a casa della mia migliore amica, Taylor. 
T: Non sai quanto mi dispiace per tua madre.
Io: Sono sicura che riuscirà a trovare un altro lavoro, migliore del primo, molto presto. - Si siede al mio fianco. 
T: Lo spero tanto per lei. - Sorrido - Voglio farti una proposta?
Io: Sentiamo. - Dico incrociando le braccia. 
T: Ti va di venire ad una festa, sta sera?
Io: Una festa?
T: Una festa. - Abbasso lo sguardo - Allora? Che ne dici?
Io: Non lo so, non ho molta voglia di uscire.
T: Oh avanti Amber, non puoi passare il resto della tua vita a scrivere.
Io: Perchè no? Che c'è di male?
T: Hai bisogno di svagarti un pò, ecco che c'è. - Sospiro - Avanti, fallo per me. - Dice con una faccia da cucciola. 
Io: Oh no, non fare quella faccia. - Dico alzandomi dal letto.
T: Ti prego, ti prego, ti prego... - Inizia a seguirmi. 
Io: E va bene, va bene. - Dico ormai rassegnata. 
T: Grazie, grazie! - Mi abbraccia forte. 
Io: Non ho un vestito, però. 
T: Nessun problema, a quello ci penso io. - Dice facendomi l'occhiolino. Alzo gli occhi al cielo sorridendo.
Io: Te l'hanno mai detto che sei incorreggibile? - Scoppia a ridere contagiando anche me. Inizia a frugare all'interno dell'armadio.
T: Che ne dici di questo? Dovrebbe starti. - Rimango a bocca aperta guardando il meraviglioso vestito che tiene in mano. Questo: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=520946451250732&set=pb.155223181156396.-2207520000.1371405160.&type=3&src=https%3A%2F%2Ffbcdn-sphotos-c-a.akamaihd.net%2Fhphotos-ak-ash3%2F541342_520946451250732_30898676_n.jpg&size=320%2C320
Io: Stai scherzando, spero.
T: Perchè dovrei?
Io: Ma... m-ma... io non posso. è... è troppo per me.
T: Troppo? Ma è perfetto. Avanti, provalo. - Dice sorridendo e porgendomi il vestito. Mi alzo dal letto e afferro, delicatamente, l'indumento. 
Io: A che ora c'è la festa? 
T: Alle 21.00. - Annuisco. Entro in bagno, chiudendo la porta alle mie spalle. Mi spoglio da ogni indumento, rimanendo in intimo. Indosso il vestito che mi ricade, perfettamente, addosso. Giro, piano, la maniglia e vedo Taylor, girata di spalle, intenta ad infilarsi le altissime scarpe rosso fuoco con il tacco, che fanno pendant con il suo vestito altamente scollato. Si volta verso di me, guardandomi a bocca aperta - Sei bellissima Amber! - Abbasso lo sguardo, sorridendo.
Io: Anche tu. - Sorride. 
T: Prova queste. - Dice consegnandomi un paio di scarpe.
Io: Oh no, non se ne parla. Io non indosserò mai queste scarpe, sono troppo alte. 
T: Ma cosa stai dicendo? Avanti, mettile. - Faccio per ribattere ma mi fulmina con un occhiata minacciosa. Sospirando, afferro le scarpe infilandole, successivamente, ai piedi - Sei perfetta, ma non abbiamo ancora finito qui. - Mi trascina in bagno e mi fa sedere sul bordo della vasca. Inizia a piastrarmi i capelli per poi truccarmi. Poco dopo conclude - Ok, puoi guardarti. - Mi alzo e mi avvicino all'enorme specchio del bagno. Guardo la mia immagine riflessa allo specchio, stupita ed esterrefatta. I lunghi capelli castani mi ricadono dolcemente sulla schiena mentre il trucco mette in risalto i miei occhi azzurri. 
Io: W-Wow.
T: Ti piace? - Dice intenta a truccarsi. Annuisco - Sta sera sarà la tua serata. Voglio che non pensi a nulla, se non ha divertirti. Chiaro? – Annuisco ancora, questa volta, però, con poca convinzione. 
ORE 21.30
Siamo arrivate già da una buona mezz'ora a questa, pazzesca, festa e devo dire che non è, davvero, niente male. Le, infinite, luci colorate mi danno alla testa per non parlare dell'odore, nauseante, di alcool. 
T: Ti stai divertendo? - Mi urla all'orecchio a causa della musica troppo alta. Annuisco - Vuoi venire a ballare? 
Io: No, tu vai pure. Io ti aspetto qui. - Urlo a mia volta. Si allontana lasciandomi sola in mezzo a quell'enorme confusione. Facendomi spazio tra la folla, con molta fatica, riesco ad arrivare al bancone delle bibite.
-Ehi bellezza, cosa ti porto? - Dice un ragazzo, biondo, dall'altra parte. Faccio per parlare ma una voce calda e soave, proprio dietro di me, mi interrompe.
X: Due bicchieri di vodka. - Il ragazzo annuisce, allontanandosi. Mi volto e mi maledico, mentalmente, di averlo fatto. Due, penetranti, occhi nocciola iniziano a fissare i miei. Deglutisco, mentre sento il mio cuore accelerare i battiti. Abbassa lo sguardo, iniziando a squadrarmi dalla testa ai piedi. Si passa la lingua sulle labbra soffermandosi a guardare la mia, prosperosa, scollatura. Maledizione, sapevo che questo vestito non sarebbe andato bene - E tu sei?
Io: Forse dovrei chiedertelo io, visto che sei piombato così, all'improvviso. - Ritorna a guardarmi negli occhi, sorridendo divertito. 
X: Davvero non sai il mio nome, dolcezza? 
Io: Dovrei saperlo?
X: Suppongo di si. 
Io: Mi dispiace deluderti ma... non ho idea di chi tu sia. - Il barista ritorna con le nostre bibite. 
X: Grazie. - Dice al ragazzo dietro al bancone che si allontana velocemente. Afferra il bicchiere di vodka e lo manda giù tutto insieme. Lo riposa sul bancone per poi abbassare lo sguardo sul suo orologio. Sospira. Volta lo sguardo verso di me e si accorge che lo sto fissando. Sghignazza divertito mentre io arrossisco violentemente - Non lo bevi?
Io: Non bevo alcolici. - Dico abbassando lo sguardo. 
X: Bene bene, guarda un pò cosa abbiamo qui. Una ragazza casa e chiesa, eh? - Ignoro le sue parole. Mi torturo le mani dal nervoso. Afferra anche il mio bicchiere per poi eseguire lo stesso gesto di prima. Lo riposa, vuoto, sul bancone, inumidendosi le labbra con la lingua. Cerco di evitare il suo sguardo che continua a fissarmi, incessante. Questa situazione è, davvero, molto imbarazzante. Inizia a muoversi, posizionandosi dietro di me. Lentamente, sposta i miei capelli di lato, lasciando scoperta la mia spalla destra. Mi irrigidisco all'istante. Deglutisco più volte fino a sentire il suo respiro, caldo, sul collo. Le sue mani si posano sui miei fianchi facendomi sussultare. Lo sento sghignazzare contro la mia spalla. 
X: Non sei la prima ragazza alla quale faccio questo effetto, sai?
Io: Non mi fai nessun effetto. - Dico seria. Sorride beffardo, incurante di quello che ho appena detto. L'irritazione inizia ad impossessarsi del mio corpo. 
X: Mi chiamo Justin. - Dice sussurrando al mio orecchio. Chiudo, per un istante, gli occhi mentre sento la sua voce rimbombarmi nella testa. Quel nome... Justin. Mi mordo il labbro inferiore. Apro di colpo gli occhi rendendomi conto che quello che sto pensando è, assolutamente, assurdo. Mi volto verso di lui, ritrovandomi tra le sue braccia. Mi guarda dall'alto, irrigidendo la mascella. Il suo sguardo incute paura ma allo stesso tempo sollievo e protezione. Sento la sua mano accarezzarmi il fianco per poi risalire, lentamente, verso il mio collo. Lo accarezza, delicatamente, facendomi sospirare. Lo fulmino con lo sguardo facendogli capire di smettere.
J: Che c'è? Ti da fastidio? 
Io: Sei tu che mi dai fastidio. 
J: Ma davvero? 
Io: Si. - Non distolgo il mio sguardo dal suo. Sembrava una battaglia tra sguardi, occhi nocciola contro occhi azzurri. Una combinazione, decisamente, perfetta. 
J: Hai degli occhi stupendi. 
Io: Che cosa pensi di ottenere?
J: Vuoi davvero saperlo? - Annuisco. Mi attira contro il suo corpo facendomi appoggiare, automaticamente, le mani sul suo petto. Si avvicina, pericolosamente, al mio viso. Le sue labbra sono a pochi centimetri dalle mie. Si morde il labbro inferiore, senza distogliere lo sguardo dalla mia bocca - Quanto vorrei assaggiare queste labbra. - Dice sospirando su di esse. Il mio cuore aumenta il ritmo e rimango paralizzata dalla sua confessione. Torna a guardarmi negli occhi ma, questa volta, il suo sguardo ha assunto un espressione più dolce, più serena. Come se quel velo di orrore fosse scomparso dai suoi, incantevoli, occhi. 
X: Amber! - Justin si volta di scatto, staccandosi da me. Guardo Taylor che alterna lo sguardo da me a lui. Si irrigidisce e si avvicina a me afferrandomi la mano. Mi trascina fuori dalla discoteca, con violenza e con velocità. 
Io: Taylor, Taylor lasciami! - Le urlo alle spalle. Non molla la presa e, una volta fuori, ci allontaniamo dall'edificio - Si può sapere che cavolo ti prende? 
T: A me? Cosa prende a me? Ti rendi conto chi era quello, Amber?
Io: N-Non lo conosco...
T: Ma bene! Non lo conosci e ci filtri pure? - Dice alzando la voce.
Io: Taylor, non ci stavo filtrando. Mi ha solo offerto da bere!
T: Non mi pare che stavate bevendo. Mi sbaglio, forse? - Abbasso lo sguardo sospirando - Cosa voleva da te? - Torna seria.
Io: N-Niente...
T: Non mentirmi! Cosa cazzo voleva da te? 
Io: Non c'è bisogno di urlare! - Urlo a mia volta. Si calma - Non mi ha fatto niente e, soprattutto, non voleva niente. - Inizia a ridere. Corrugo la fronte cercando di capire il suo comportamento.
T: Impossibile, Justin Bieber vuole sempre qualcosa. 
Io: J-Justin B-Bieber? Quel Justin Bieber?
T: Si, proprio lui Amber. - Rimango spiazzata e incredula allo stesso tempo. Merda! - Amber, è pericoloso e no, non sto esagerando. Ha fatto cose che nemmeno immagini. Stagli lontano, per favore. Non voglio che ti faccia del male. D’accordo? - Annuisco. Non posso crederci, era lui e, come una scema, non l'ho capito fin dall'inizio. Che sarebbe successo se Taylor non fosse arrivata in tempo? Mi avrebbe baciata, forse? O peggio? Non voglio pensarci, voglio solo andarmene da questo posto.
Io: Andiamocene, ti prego. Non voglio rimanere, in questo posto, neanche un secondo di più.

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